(Qiantang, Zhejiang 1716-97) poeta e prosatore cinese. Percorsa rapidamente la carriera burocratica fino a divenire prefetto di Nanchino, si ritirò ancor giovane a vita privata in una sua proprietà, sulle colline presso quella città, dedicandosi esclusivamente agli studi letterari. Dotato di notevole anticonformismo, compose in stile elegante numerose liriche, successivamente raccolte in volume (1775), e scrisse, inoltre, diversi saggi su argomenti vari e studi critici. A quest’ultimo genere appartiene l’opera Shihua (Discorsi sulla poesia), in cui sostenne, in polemica con altri suoi contemporanei, che la poesia non deve proporsi fini morali né subire condizionamenti temporali, tematici o formali, ma deve esprimere sensazioni ed emozioni spontanee. Nel 1796 pubblicò una vasta raccolta di note e appunti su eventi straordinari, spesso sotto forma di brevi racconti attinti a un substrato più remoto di novellistica orientale. Intitolata Zibuyu (Ciò che il Maestro non disse), l’opera allude a un passo dei Dialoghi di Confucio (c. VII, par. 20) in cui si afferma che Confucio trascurò deliberatamente di occuparsi della materia di cui tratta, invece, l’autore. Raffinato cultore di gastronomia, Yuan Mei scrisse anche un manuale di culinaria, lo Shitan, che riscosse all’epoca grande successo.